Intervista al professor Lorenzo Petrini

Cari lettori di ArtomNews, avrete notato nelle scorse settimane articoli usciti su noti quotidiani locali o siti legati all’insegnamento dedicati a Lorenzo Petrini, professore giovanissimo, che ha concluso il proprio percorso di studi nella nostra scuola due anni fa e che ora, dopo la vittoria di un concorso, ha nuovamente varcato le porte dell’istituto, ma come docente. Abbiamo perciò deciso di dedicargli un’intervista anche noi.

Come si sente a dover insegnare a dei ragazzi poco più giovani di lei? Le crea qualche sorta di disagio?
Inizialmente ero preoccupato ma poi mi sono reso conto che tutti mi rispettano e fa piacere. Essendo poco più grande di loro, li capisco in pieno visto che ho vissuto quello che stanno vivendo poco tempo fa (si parla di due o tre anni). A Canelli qualcuno di loro ha davvero la mia età, vent’anni, però ho messo in chiaro le cose e mi portano rispetto.
No, il disagio non si è creato se non forse solo i primissimi giorni.

Cosa si aspetta da questa esperienza?
Mi aspetto di crescere anch’io: è il mio primo anno di insegnamento quindi imparerò sicuramente molto anche grazie ai miei colleghi che sono quasi tutti miei ex-professori e che già all’epoca mi insegnarono molto.

Ecco a questo proposito: cosa prova a lavorare con i suoi ex-professori?
Mi trovo molto bene. Collaboro soprattutto con il professore Inguì da cui sto apprendendo il metodo di insegnamento. Sono in compresenza anche con il professore Raviola, che era stato un mio professore di elettrotecnica, e mi trovo molto bene con lui. Insegno anche con il professore Brovia e con un professore nuovo, Pirandola, e con entrambi si lavora molto bene: li osservo e mi ispiro al loro metodo.

Come si è sentito durante gli anni di pandemia?
Io faccio parte dei primi che sono usciti dalle superiori nel pieno del lockdown. Ho frequentato la quinta e dato l’esame di maturità nel 2020, anno in cui è scoppiata la pandemia. Per me, da studente, è stato un duro colpo, nel senso che già avevamo dei progetti per la maturità: sapevamo cosa portare all’esame sia dal punto di vista delle materie sia dal punto di vista del laboratorio, quando tutto poi è stato cambiato. Da una parte molti dicono che siamo stati avvantaggiati per i voti: io sono uscito con cento e lo ammetto, avevo grosse carenze di italiano e storia e se l’esame fosse stato ‘normale’ non credo che sarei uscito con la stessa valutazione. Poi ho iniziato il politecnico e sì, sono stati tempi molto duri.

Come mai, dopo le scuole medie, ha scelto di frequentare l’istituto Artom?
In realtà ero un po’ indeciso ma diciamo che sono sempre stato un ‘trafficone’: mi piacevano molto i lavori manuali e mi interessa tutto ciò che è pratico, in tutti i campi quindi non solo dalla parte elettrica ma anche nell’idraulica, edilizia, falegnameria e qualsiasi cosa si possa fare con le mani. Ero, però, soprattutto affascinato dall’elettrotecnica e per questo mi sono iscritto all’Artom. Penso di aver fatto una delle scelte migliori della mia vita: ho incontrato professori validissimi, dal primo all’ultimo e un ambiente stimolante.

Ritiene che il nostro istituto, negli anni trascorsi dalla sua maturità ad ora, sia cambiato?
Qualcosa è cambiato, soprattutto legato alla pandemia. Io sono stato rappresentate d’istituto in quarta e in quinta e quindi conoscevo abbastanza bene le dinamiche organizzative nella scuola. L’organizzazione è rimasta sempre la stessa, è cambiato solo il fatto che ora le riunioni si fanno tutte in Meet. Diciamo che ci sono stati cambiamenti sia positivi che negativi: sono una persona che apprezza il vedersi dal vivo, perciò, secondo me, i consigli di classe e le altre riunioni andrebbero svolte in presenza. Una novità positiva che ho notato è stata quella di mettere le lavagne interattive in tutte le aule e il rinnovamento dei laboratori.

Cosa spera di poter trasmetter ai suoi alunni?
Passione, senza dubbio! Passione per il mondo dell’elettrotecnica che a me ha sempre affascinato, soprattutto grazie a miei professori. E spero anche di far capire ai miei studenti che quello che si studia ha poi veramente un’utilità per gli sbocchi lavorativi futuri.

Pensa di riuscire ad avere un bel rapporto con gli alunni, quasi amichevole, data la poca differenza di età?
Un bel rapporto con gli alunni già c’è l’ho: mi rispettano come rispettano gli altri professori.
Confidenziale ma fino a un certo punto, non mi piacciono le esagerazioni. Però ho instaurato nelle mie classi un rapporto che si basa sul rispetto reciproco.

Beatrice Bersano

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