Tiktok, dai suicidi alla transfobia

tik tok app

Tik Tok è un’app che sta diventando sempre più popolare tra i giovani, ma negli ultimi mesi è stato teatro di diversi avvenimenti gravi. Le opinioni su questo social sono diverse: qualcuno lo descrive come un canale che permette a ognuno di esprimere se stesso e la propria arte, attraverso balli e lipsink (=doppiaggi), utile a scoprire cose nuove da tutto il mondo; altri lo reputano pericoloso. Questo perché recentemente alcune persone sono arrivate a togliersi la vita per seguire alcuni trend (=tendenze) che si sarebbero diffusi su questa piattaforma.

Blackout Challenge, la sfida a perdere il respiro

È il caso della tragica morte di una 12enne a Ivrea, che si sarebbe impiccata a una mensola con la cintura di un accappatoio attorno al collo. La procura vuole fare chiarezza su cosa sia successo e indaga per istigazione al suicidio da parte di Tik Tok: si pensa sia scaturito tutto da un trend chiamato “Blackout challenge”, una sfida a trattenere il respiro, rivelatasi mortale.

Tik Tok si è difesa affermando che nessun contenuto è riconducibile a questo tipo di challenge, nemmeno ricercando l’hashtag #blackoutchallenge. Inoltre, si suppone che la challenge in questione fosse nata su altre piattaforme diversi anni prima del lancio di Tik Tok.

Trend positivi: il Denim Day

Guardando l’altro lato della medaglia, questa applicazione si sta rivelando utile per diffondere messaggi positivi e contro ogni tipo di discriminazione. Recentemente si è diffuso il “Denim day”, un trend che vede protagoniste le vittime di abusi sessuali. Si può pensare il nome derivi da un semplice paio di jeans, ma ha un significato molto più profondo.

Nel 1998 un uomo condannato al carcere per stupro fece ricorso e venne liberato perché la vittima indossava un capo “impossibile da sfilare senza la sua collaborazione”: i jeans in denim.

Tutto ciò avrebbe dovuto dimostrare la consensualità dell’atto. Dopo la sentenza, alcune parlamentari italiane protestarono sui gradini della Cassazione indossando i pantaloni in denim. Dall’anno successivo nacque il cosiddetto “Denim Day”.

Il trend consiste nel mostrare i vestiti e/o le parti del corpo toccate dallo stupratore. L’obiettivo è far capire che non c’è collegamento tra l’abbigliamento indossato e la probabilità d’esser molestati. Il messaggio che si vuole passare è che la vittima non ha colpa per ciò che è successo e che è possibile andare avanti, magari raccontando la propria storia. Proprio per questo, la scritta simbolo di questo trend è “Quello che è successo non è colpa tua, non ti definisce”.

Opinioni richieste e non richieste

Un altro argomento che ha fatto molto discutere è l’invenzione del termine “Superetero”, da parte di Kyler Royce. Esso indicherebbe una persona eterosessuale (interessata a persone del sesso opposto) che prova attrazione solo per individui cisgender (che si riconoscono nel proprio sesso di nascita).

Il ragazzo ha dichiarato che non uscirebbe mai con una donna transessuale, adducendo come motivazione: “Non è una vera donna” e anche di non voler essere definito transfobico. Con quest’ultima parola si intende una persona che prova forti pregiudizi e vera avversione nei confronti delle persone trans e che non riconosce il sesso in cui la persona transessuale si sente a proprio agio.

Ci sono opinioni discordanti: alcuni danno ragione al ragazzo e si identificano in questo nuovo “orientamento”, altri sono in disaccordo poiché ritengono sia solo un modo per diffondere l’odio verso le persone trans. Ritengono che il pensiero del ragazzo sia più una preferenza che un vero e proprio orientamento sessuale.

Se voi lettori la pensate come questi ultimi, sarete lieti di sapere che Tik Tok ha cancellato l’hashtag #superstraight (la versione inglese di superetero).

Si spera che TikTok, come ogni social, diventi un posto sicuro privo di challenge pericolose e che continui ad agire contro l’incitamento all’odio.

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