Breve storia delle epidemie
Epidemia è una parola che, ormai da un anno, si trova sulla bocca di tutti. Deriva dal greco e significa letteralmente “sul popolo”. Le epidemie hanno sempre popolato la nostra storia e sono state fondamentali nello svolgimento e talvolta stravolgimento di essa. Oggi ci troviamo a dover fronteggiare una pandemia (“su tutto il popolo”), ma questo articolo non spiegherà l’attuale situazione mondiale: parleremo invece delle epidemie del passato, citate e spiegate nella letteratura.
ANTICA GRECIA
Atene, Guerra del Peloponneso, 431 a.C., la città-stato è afflitta da una grave epidemia di peste: “I sani, senza apparente cagione, si sentivano assaliti da un gran calore di testa; gli occhi si facevano sanguigni ed ardevano. Veniva poi un singhiozzo con terribili convulsioni, il corpo si faceva arrossato e livido, e sorgevano ulcere e pustole, con un ardore che struggeva i visceri, e molti si gettarono nei pozzi tanta era l’ambascia della sete che li ardeva”. Questa è la testimonianza di Tucidide, dal libro La guerra del Peloponneso, che osserva i sintomi della devastante epidemia. Anche Lucrezio, nel De rerum natura, illustra la sofferenza subita dai malati e sottolinea, inoltre, la decadenza dei costumi ateniesi, mostrando quanto il morbo abbia ricondotto i cittadini ad una condizione bestiale.
FIRENZE, 1348
Avanzando nei secoli, occorre soffermarci al XIV secolo; l’opera è una delle più importanti della letteratura italiana, il Decameron, in cui Boccaccio, nell’introduzione descrive la pestilenza che colpì duramente la popolazione fiorentina, portando le persone a trascurare la cura dei malati e il rispetto dei corpi dei defunti: “Era con s’ fatto spavento questa tribulazione entrata ne’ petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava e il zio e il nipote e la sorella e il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano”.
È curioso notare che proprio nel Medioevo si organizzò la prima forma di quarantena, venne istituita a Venezia con la formazione di una polizia sanitaria marittima.
MILANO, 1630
Procedendo cronologicamente troviamo un altro illustre scritto riguardante la peste: I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Nel romanzo l’autore evidenzia la precarietà del governo e delle autorità nel prendere efficaci provvedimenti per sanare la situazione; fa comprendere la paura e lo stato d’animo della popolazione davanti all’epidemia, indotta a dover trovare un capro espiatorio cacciando untori.
NOVECENTO, Epidemia di Spagnola
Anche il francese Albert Camus, con il libro La peste, e il portoghese José Saramago, con Cecità, narrano dello stato emotivo della popolazione chiamata a fronteggiare una sfiancante situazione di epidemia, sottolineando la fragilità dell’animo delle persone, che hanno il bisogno di confrontarsi con altri e con il mondo. Attraverso la metafora del contagio.
Durante gli anni 1918/1920, infatti, il mondo intero si era trovato a confrontarsi con la devastante epidemia di Spagnola, una grave influenza che colpiva specialmente i giovani, provocando febbre, tosse, difficoltà respiratorie e morte; essa scoppiò nel periodo della Grande Guerra e uccise circa 50 milioni di persone, più della guerra stessa.
OGGI, Epidemia di CoronaVirus
Approdando nel XXI secolo, tra le tante opere distopiche, si può ammirare Contagion, film di fantascienza, diretto dal regista Steven Saderbergh e uscito nel 2011, che anticipa la pandemia di Coronavirus. Il virus in questione, antagonista principale del film, ha aspetti molto simili al Covid-19, come ad esempio la trasmissione, che avviene tramite droplets, ovvero goccioline di saliva.
Nonostante il susseguirsi di catastrofi epidemiche, la società non è mai stata pronta ad affrontarle. Si è sempre dimostrata poco solida e impreparata; forse perché pecca di presunzione, o di troppa speranza per il futuro, o perché non riesce ad accettare di essere una specie cagionevole, abitante di un mondo che non le appartiene.