Segreti spaziali – Parte II

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Qualche mese di viaggio dopo erano già ampiamente fuori dal Sistema Solare. Un giorno arrivò una comunicazione dal controllo missione che avvertiva l’equipaggio che lo scopo della missione era quello di raccogliere informazioni sul sistema X3-578, formato da una stella supergigante rossa e cinque esopianeti.

Il Traveller 1 sarebbe dovuto atterrare sull’esopianeta X3A-27 e, una volta lì, avrebbe ricevuto informazioni sull’obiettivo principale della missione.

Cartney si chiedeva il perché di tanta segretezza, ma pensava che il S.A.C. avesse i suoi buoni motivi. Il viaggio sarebbe durato ancora qualche mese.

 

«Prepararsi all’ingresso in X3-578. Rotta nel settore di X3A-27. Comunicare al controllo missione l’ingresso».

Cartney impartiva gli ordini con decisione, ma era emozionato: dopo un anno di viaggio avrebbe conosciuto lo scopo della missione. Le comunicazioni con il controllo missione richiedevano tempo a causa delle enormi distanze, ma, grazie a onde radio di lunghezza estremamente piccola e di frequenza di centinaia di THz, riuscivano a essere più veloci della luce e a percorrere la distanza fra la Terra e X3A-27 in circa un giorno. Cartney pensava agli enormi passi compiuti dalla tecnologia negli ultimi cento anni. Nel 2700 nessuno pensava a esplorazioni spaziali lontanissime, onde radio più veloci della luce, né tantomeno a…

«Comandante» Hops, uno dei piloti, interruppe bruscamente i suoi pensieri. «Siamo in arrivo nell’atmosfera di Z3A-27. L’esopianeta presenta acqua allo stato liquido e vegetazione, da quel che sappiamo. Se ci sia vita, al momento, lo ignoriamo».

«Grazie Hops, procediamo all’atterraggio».

Le procedure durarono diverse ore, dopodiché il Traveller 1 invertì la propulsione dei razzi atterrando sul pianeta. Un tempo le missioni erano dotate di un modulo di atterraggio, ma la tecnologia moderna lo aveva reso ormai un cimelio storico.

 

«Cento metri al suolo… settanta metri al suolo… quaranta metri al suolo… diminuire la propulsione. Dieci metri… cinque metri… terra! Spegnere i propulsori. Ragazzi, siamo arrivati».

Cartney rifletté che, probabilmente, quella missione era la più pericolosa della sua carriera: avventurarsi in un esopianeta non conoscendo nemmeno ancora lo scopo.

«Ragazzi», disse Cartney, «non sappiamo cosa ci aspetti. Indossiamo le tute e prepariamo il fucile laser per i brutti incontri. Forza, stiamo scrivendo la storia!»

L’esopianeta aveva un aspetto strano: il sole scarlatto, il cielo violetto, una sconfinata pianura cosparsa di cespugli bruni e una giungla rossa.

«Comandante», disse Hops, «è arrivato un messaggio dal controllo missione».

Nel giro di pochi minuti Cartney stava ascoltando il messaggio: era lo scopo della missione!

“Traveller 1, come già comunicato, il vostro compito secondario è quello di raccogliere informazioni. Quello primario è di recuperare una misteriosa fonte di energia infinita presente sull’esopianeta. Abbiamo osservato strani effetti, come scariche elettriche, ma non sappiamo cosa sia fisicamente. Alleghiamo mappa dell’esopianeta. Riteniamo che la fonte, da questo momento denominata “ME, Misteryous Energy” sia ubicata in coordinate Foxtrot, Bravo, Charlie 2. Qui controllo missione. Buona fortuna, Traveller 1”.

Cartney era impietrito, spaventato ed eccitato nello stesso tempo. Scese nuovamente dal razzo conscio che la loro missione era ardua, spossante e pericolosissima, ma poteva cambiare la vita sulla Terra. Era determinato. La loro missione, la sua missione era necessaria.

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