Racconto: Segreti spaziali

Creata da Cinzia Ostorero

Quella mattina di dicembre Cartney non se la sarebbe mai dimenticata. Alle otto salì in macchina, accese il motore ed entrò in tangenziale. Tutte le volte la medesima routine, ma quel giorno era diverso.

Al S.A.C. (Space and Aeronautic Center) sarebbe arrivato il generale di corpo d’armata Harrison, comandante in capo dell’aeronautica militare e delle missioni spaziali.

Cartney, o meglio, il maggiore John Cartney e la sua squadra di astronauti sarebbero stati scelti o meno per un’importantissima missione.

Durante il tragitto verso l’edificio del S.A.C. Cartney rifletteva sulla sua carriera. A 24 anni era entrato nell’esercito, nell’unità informatica. A 26 era stato selezionato dal S.A.C. come recluta. A 28, dopo estenuanti addestramenti, era riuscito a diventare astronauta. A 35, dopo pericolose missioni, era stato promosso maggiore e comandante della sua squadra di astronauti. Adesso aveva 45 anni e quella, probabilmente, sarebbe stata la sua ultima missione spaziale.

«Togliti di mezzo!» ringhiò a un camion levitante.

Per alleggerire e ridurre l’attrito, i mezzi pesanti erano ormai levitanti a dieci centimetri dal suolo. Le automobili, pur mantenendo le gomme, non erano più, da un pezzo, a combustione ma ad acqua. Per i megalomani erano a fissione nucleare. Cartney lo trovava uno spreco; veloci e con autonomia quasi illimitata sì, ma potenzialmente pericolose.

Finalmente raggiunse l’uscita del S.A.C. Due minuti dopo stava parcheggiando. Come ogni mattina timbrò il cartellino alle 9 ma, invece di sedersi alla sua scrivania, si recò in sala controllo missione. Lì la sua squadra di quattro astronauti lo aspettava. Erano tutti giovani ma molto abili. Eseguirono il saluto militare e aspettarono il generale.

Alle 10 si alzarono tutti in piedi: Harrison arrivò con quel viscido di Stanley. Quest’ultimo era il capo del S.A.C. ma non era in grado di svolgere il suo ruolo, in compenso però abusava del suo potere per umiliare e tiranneggiare chi lo contraddiceva, come Cartney, che non sopportava la sua ignoranza. Era anche un leccapiedi con i superiori. Una persona davvero spiacevole nel complesso.

Dopo i saluti e i preamboli formali, il generale esordì: «Maggiore Cartney, lei e la sua squadra risultate adatti per questa missione. Avete superato tutti i test. Mi sorge però un interrogativo. Il dottor Stanley la giudica troppo vecchio per una missione spaziale e mi ha chiesto di sostituirla».

Cartney si sentì mancare. Aveva lavorato duramente per arrivare lì e ora Stanley lo voleva sostituire solo per vendetta?!

«Quindi», continuò Harrison, «ho deciso…» Cartney trattenne il fiato «…di sentire il suo parere», disse rivolto a Cartney.

Il maggiore decise di giocarsi il tutto per tutto.

«Generale, ho superato i test. È vero, non sono più giovane, ma ho esperienza. Non vedo perché non dovrei partecipare alla missione».

«Considerando che avete passato i test, anche se, me lo lasci dire, per il rotto della cuffia, ritengo che possiate partecipare alla missione».

Cartney ebbe un tuffo al cuore; aveva ottenuto una vittoria contro Stanley.

«Grazie generale, non la deluderò». Harrison uscì dalla stanza. Stanley si avvicinò a Cartney. Il suo volto era una maschera di furore represso.

«Cartney, io vi giuro che questa me la pagherete cara». E uscì dalla stanza.

Meno tre, due, uno, lancio! La missione “Traveller 1” aveva inizio. Cartney fu schiacciato contro il sedile. La partenza lo affascinava e impauriva sempre. Dopo essere usciti dall’atmosfera lui e la sua squadra completarono alcuni controlli e sbrigarono la check list. Conoscevano la destinazione, ma non lo scopo della missione.

Cartney era incuriosito da questa incognita. Il viaggio sarebbe durato un anno. I motori del razzo erano di ultima generazione e, rispetto alle prime missioni spaziali come le “Apollo”, permettevano di raggiungere luoghi al di fuori del sistema solare in un tempo relativamente breve. La velocità di propulsione si avvicinava a quella della luce; il modulo spaziale era un prodigio tecnologico.

Cartney inizio il conto alla rovescia: “Ancora 365 giorni”.

To be continued…

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