Preside dell’Artom Franco Calcagno nominato uomo illuminato

Franco Calcagno ci racconta la sua esperienza nel combattere ogni giorno, a scuola e fuori, le discriminazioni di genere, in un percorso comune verso la parità e l’uguaglianza.
Il preside dell’Artom, Franco Calcagno, è stato recentemente annoverato nell’esclusivo numero degli “Uomini Illuminati” d’Italia del 2020. Il premio è promosso e assegnato dagli Stati Generali delle Donne e con il Patrocinio della Commissione Europea.
La motivazione è importante: “uomo di Cultura e di Scuola” – si legge – “il cui impegno istituzionale e personale ha come principio fondante quello di scuola come comunità educante, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. Le numerose iniziative volte alla sensibilizzazione contro la violenza di genere e per la parità e pari opportunità sono testimonianza dell’attenzione attiva e partecipe su questi importanti tematiche”.
Abbiamo voluto incontrarlo per capire il suo pensiero e cosa, secondo lui, ha portato una giuria nazionale a scrivere tali meritate parole sulla sua carriera e sul suo operato.
Cosa significa per lei il premio che ha ricevuto?
“Sento ancora di più la responsabilità di realizzare i percorsi che mi hanno portato a questo premio e la promozione di questi ideali. Ideali che portano alla parità, all’ uguaglianza e che sono contro violenze di ogni genere. Io mi sono sempre battuto contro le discriminazioni di genere; di ogni genere.”
Se l’aspettava questo premio?
“In verità no. E’ stata abbastanza una sorpresa. C’era stato qualche sentore, poi qualche settimana fa mi è arrivata l’e-mail e sono stato molto felice di partecipare all’evento che mi ha assegnato questo premio. Ne sono stato orgoglioso e mi ha fatto molto piacere.”
Questo premio è giunto quasi a coronamento di un percorso di vita e professionale. Si ritiene soddisfatto?
“Si può e si deve fare di più, il discorso non e per nulla finito, infatti appena ci si guarda intorno o si guarda il giornale piuttosto che il telegiornale, si capisce che tanto lavoro dev’essere ancora fatto. A partire dalla scuola, dagli studenti, dai genitori, dai docenti. Gli atti di violenza non sempre sono visibili alla luce del sole, ma purtroppo, molto spesso, sono nascosti. Non si deve pensare sempre agli atti di violenza immaginando un uomo con la pistola, oppure alla violenza fisica.
Molto spesso la violenza si nasconde dietro a degli schermi, dietro a parole che non usano pistole o mazze, ma penne o pc e non bisogna quindi mai sottovalutare. Io continuerò a farlo: da uomo, da docente e da dirigente scolastico. In merito al mio percorso ho sempre cercato di capire, di aiutare le persone che lavoravano e lavorano con me, sia da dirigente, sia da persona. Ho sempre cercato di lavorare in squadra, magari non essendone necessariamente la forza trainante, il coordinatore o promotore, perché non è la persona che porta avanti il progetto ma tutto il gruppo.”